×

Gedankenausgleich

Luigi
Menghini
12.12.16 - 05:00 Uhr

Das Zusammenleben der Sprachen und Kulturen in Graubünden: Das ist das Thema der Kolumne «Convivenza», die wöchentlich in der «Südostschweiz» und der romanischen Tageszeitung «La Quotidiana» publiziert wird.

Von Luigi Menghini

«Ausgleich» bedeutet unter anderem «gerechtere Verteilung von etwas, das vorher ungerecht verteilt war». Gewöhnlich wird dieses Wort im Hinblick auf Geldbeträge verwendet. Hier möchten wir aber von Gedankenausgleich sprechen.

Im Zusammenhang mit dem Schutz von Sprachminderheiten bestehen offensichtliche Ungleichheiten zwischen den Schweizer Kantonen. Bern zählt etwa eine Million Seelen; davon sind rund 90’000 französischsprachig. In der Berner Kantonsverfassung (Art. 84.2) steht eindeutig, dass ein Sitz in der Kantonsregierung der Minderheit französischer Zunge gebührt. Dies bedeutet, dass die Achtung einer anerkannten Besonderheit – die Aufwertung einer eigenen Minderheit – nicht nur in der Verfassung festgelegt, sondern bei der Personenwahl auf der höchsten Regierungsstufe verwirklicht wird. Das Grundgesetz des Kantons gewährt neun Prozent der Bevölkerung einen eigenen Sitz in der mit sieben Mitgliedern versehenen Exekutive.

Wieso wird ein solcher Gedanke nicht auch in der Bündner Verfassung verwirklicht? In Art. 3.1 steht geschrieben: «Deutsch, Rätoromanisch und Italienisch sind die gleichwertigen Landes- und Amtssprachen des Kantons.» Wie zeigt sich diese Gleichwertigkeit? Im Hinblick auf die Wahl der Regierung betont Art. 39. 2: «Das Kantonsgebiet bildet den Wahlkreis.» In der Bündner Kantonsverfassung wird also die Vertretung der Sprachminderheiten in keiner Weise hervorgehoben. Im Kanton wohnen 196’000 Menschen; etwa 13 Prozent sind italienischsprachig. Von den fünf Mitgliedern der Regierung stammen drei aus dem herkömmlich rätoromanischen Gebiet und zwei aus dem deutschsprachigen. Wenn wir die übrigen Vertretungen des Bündner Volkes ansehen, so ist von den sieben Mitgliedern der Bundesversammlung eines italienischsprachig; ein solcher Zufall ergab sich sonst in der Geschichte des schweizerischen Bundesstaates nur einmal.

Die Widersprüchlichkeit fällt noch mehr auf, wenn wir die leitenden Angestellten der Kantonsverwaltung betrachten, bei denen die Zahl Italienischsprachiger lächerlich ist; gar keine gibt es in den obersten vier Lohnklassen. In Tat und Wahrheit arbeitet Graubünden trotz seiner Verfassung auf Deutsch, obschon man vorgibt, ein dreisprachiger Kanton zu sein.

Die Mitte des vorigen Jahrhunderts war von verschiedenen eidgenössischen oder kantonalen «Forderungen» gezeichnet, um das Vorhandensein und die Aufwertung vielfacher sprachlicher Wirklichkeiten gebührend hervorzuheben. Muss man wieder so tun, um die zustehende Anerkennung zu erringen? Wir wollen über unsere Bündner Grenzen einen Blick werfen und einsehen, dass andere Kantone die Sprachenfrage wirksamer und klarer angepackt haben: Solche Gedanken wollen wir aufnehmen.

Luigi Menghini hat nach dem Erwerb des Bündner Lehrerpatents sein Studium fortgesetzt und an der Universität Lausanne in Sprachen promoviert. Seit 2005 lehrt er an der Pädagogischen Hochschule Chur Italienisch.

 

La perequazione delle idee

«Perequazione» è una parola burocratica che dal tardo latino significa «distribuzione piú equa di qualcosa che non era equamente distribuito». Normalmente si usa questo termine associandolo a questioni finanziarie. Noi lo prendiamo in prestito, facendo slittare l’abituale associazione con il denaro come valore da distribuire, alle idee.

Per quanto riguarda la difesa delle minoranze linguistiche, vi sono disparità nei cantoni svizzeri abbastanza evidenti. Il Canton Berna conta all’incirca un milione di abitanti, di cui ca. 90’000 sono di lingua madre francese. Nella costituzione cantonale (art. 84, par. 2) è chiaramente segnalato che un seggio nell’esecutivo del Cantone spetta alla comunità francofona. Questo significa che la considerazione rispetto a un valore riconosciuto – la valorizzazione di una propria minoranza – è non solamente sancito nella carta fondamentale, ma si concretizza in scelte di personale al livello più alto della gestione politica del paese. Un breve calcolo matematico ci fa capire l’entità di questa rappresentanza: il nove percento della popolazione ha, per diritto costituzionale, un proprio rappresentante nell’esecutivo, formato da sette persone.

Come mai una simile idea non rientra nella costituzione grigione? All’art. 3, par. 1 della costituzione del Cantone dei Grigioni si legge: «Il tedesco, il romancio e l’italiano sono le lingue cantonali e ufficiali equivalenti dei Grigioni». Dove si dimostra questa equivalenza? Per quanto riguarda l’elezione del Consiglio di Stato, l’art. 39, par. 2, sottolinea che «il territorio cantonale forma un unico circondario elettorale». La rappresentanza delle minoranze linguistiche non è perciò segnata in alcun modo nella costituzione cantonale dei Grigioni. Dei 196’000 abitanti che conta il Cantone, ca. il 13 percento è italofono. Dei cinque membri dell’esecutivo grigione, tre provengono dai territori tradizionalmente romanciofoni e due da quello di lingua tedesca. Se consideriamo gli altri rappresentanti del popolo, possiamo contare una presenza italofona su sette nei membri dell’Assemblea federale, caso aleatorio e ripetutosi solamente un’altra volta nella storia.

La discrepanza si fa ancora più palese considerando i quadri superiori dell’Amministrazione cantonale, all’interno dei quali, la presenza grigionitaliana è irrisoria, nulla all’interno delle quattro classi salariali piú alte. È un dato di fatto che, pur svelandosi come cantone trilingue, il Cantone dei Grigioni funzioni in tedesco, in barba alla sua stessa costituzione.

C’è stato un periodo, verso la metà del secolo scorso, segnato da diverse «Rivendicazioni» sia a livello federale che a livello cantonale per dare giusto risalto alla presenza delle diverse realtà linguistiche nazionali e alla loro valorizzazione. Che si debba riprendere in mano queste modalità per farsi riconoscere ciò che è dovuto? Gettiamo lo sguardo oltre i nostri confini e rendiamoci conto che altre realtà cantonali hanno affrontato la questione linguistica in modo più tranciante e chiaro: riprendiamo queste idee!

Luigi Menghini, dopo la patente magistrale grigione, si è laureato in Lettere a Losanna. Ha insegnato per quattro anni nella scuola secondaria; dal 2005 è docente di lingua italiana presso l’Alta Scuola Pedagogica di Coira.

 
 
 
Kommentieren
Wir bitten um euer Verständnis, dass der Zugang zu den Kommentaren unseren Abonnenten vorbehalten ist. Registriere dich und erhalte Zugriff auf mehr Artikel oder erhalte unlimitierter Zugang zu allen Inhalten, indem du dich für eines unserer digitalen Abos entscheidest.